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“Pistola trovata per caso, non pensavo fosse vera” – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


È morto “per errore” Arcangelo Correra, il 18enne incensurato ferito con un colpo d’arma da fuoco a Napoli, all’alba di sabato, 9 novembre, in piazzetta Sedil Capuano, zona Tribunali, nel quartiere San Lorenzo. La vittima era il cugino del 17enne Luigi Caiafa, ucciso da un poliziotto il 4 ottobre del 2020 durante una rapina nel cuore di Napoli. 

Anche se le indagini proseguono, gli inquirenti hanno deciso il fermo per i reati di porto d’arma illegale e per ricettazione e, contestualmente, hanno indagato per omicidio colposo il fratello di Luigi Caiafa, Renato Benedetto, il giovane di 19 anni che maneggiava la pistola la scorsa notte a Napoli dalla quale sarebbe inavvertitamente partito il colpo che ha ferito a morte l’amico

“È stata una disgrazia, la pistola l’ho trovata appoggiata sulla ruota di una macchina parcheggiata, non ne avevo mai maneggiata una”. A raccontare, in sintesi, cosa ha detto agli inquirenti il 19enne Renato Caiafa, è il suo avvocato, Annalisa Recano. “Che guaio ho combinato. Non pensavo che fosse vera, non avevo mai visto una pistola prima. Stavamo giocando. Ho capito tutto solo quando ho visto il sangue sul corpo di Arcangelo. Non volevo, non volevo”.

Sarebbe stato poi lo stesso Renato Caiafa a portare il cugino, Arcangelo Correra, nell’ospedale Vecchio Pellegrino della città, chiamato “l’ospedale degli sparati”, per poi fuggire e successivamente recarsi spontaneamente in Questura a raccontare la vicenda, accompagnato da una zia. Indagato anche un minorenne che era presente con i due ragazzi al momento della tragedia. 

I rilievi della polizia hanno permesso anche di trovare l’arma del delitto, una pistola Beretta calibro 9×21.Sono ancora in corso ulteriori approfondimenti circa la dinamica dell’omicidio.

 

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È il terzo ragazzo ucciso tra Napoli e provincia in 17 giorni.

 

Chi era Arcangelo Correra

Arcangelo era il cugino di Luigi Caifa, 17enne ucciso da un agente della Squadra mobile di Napoli nel corso di una rapina, la notte del 4 ottobre 2020, in pieno centro a Napoli. Caifa insieme con un complice, aveva puntato due ragazzi a piedi tra va Duomo e via Marina, ma in quel momento passavano degli agenti in borghese. Caifa estrasse una pistola ‘giocattolo’, ma priva del tappo rosso e uno degli agenti sparò, causandone la morte. Caifa era in compagnia di Ciro De Tommaso, 18 anni, figlio di Gennaro De Tommaso, detto ‘Genny ‘a carogna’.

Qualche mese più tardi – era la fine del mese di dicembre del 2020 – in un agguato perse la vita anche il padre del babyrapinatore, Ciro Caiafa, 40 anni.  L’agguato avvenne in via Sedil Capuano, nella stessa zona – piazzetta Sedil Capuano – dove all’alba di oggi qualcuno ha sparato e ucciso Arcangelo (Angelo) Correra.  Ciro Caiafa fu ucciso a colpi di pistola, morì poco dopo il suo arrivo nell’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli.

Le reazioni

 

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Geolier: “Ancora un’altra vittima… ancora un’altra volta “BASTA”

Così come per Santo Romano, Geolier ha commentato sui social quest’altra tragedia: “Terra mia il tuo popolo ti sta umiliando a colpi di pistola” ha scritto su Instagram.

Saviano: “Giovani con aspirazioni da criminali ma non anime perse. Questi omicidi dimostrano fallimento completo modello Caivano”

“Non sono anime perse né mostri: vogliono diventare ricchi, essere carismatici e questo, in alcune realtà di prossimità con la criminalità organizzata, te lo concede essere un criminale”. Dice lo scrittore Roberto Saviano in merito all’omicidio di Arcangelo, commentando le morti di tre giovanissimi nel giro di poco tempo, avvenute tra Napoli e provincia.

Saviano parla di “realtà” come quelle di Napoli, “città con il più alto numero di armi d’Europa” e di “prossimità con la camorra”, in cui “la strada della pistola ti tenta e che molti intraprendono”. “La camorra è parte della loro vita e la camorra stessa che lo permette, lo alimenta, lo usa: entrano ed escono dal sostengo delle famiglie o sopravvivono con le rapine che sono permesse dalle famiglie”.

“Anche quando si è apparentemente lontani da una situazione camorristica, cioè quando non si hanno genitori fratelli o cugini affiliati – la promiscuità è tale che i camorristi diventano comunque i riferimenti di crescita di questi ragazzini che non possono agire senza autorizzazione: dalle rapine allo spaccio sono autorizzati quando non sono proprio delle paranze fondate dalla camorra”. Il completo fallimento del modello Caivano, sbandierato dal Governo, si vede in questi omicidi” dice ancora Saviano: “Queste non sono faide decretate da famiglie di camorra”.

Don Patriciello risponde a Saviano: “Falso. Meloni l’unica ad accogliere il mio invito di venire a Caivano” 

“Roberto Saviano scrive che ‘Gli omicidi dimostrano il fallimento completo del modello Caivano’. Falso”. In un lungo post su Facebook, don Maurizio Patriciello, parroco del Parco verde di Caivano, hinterland a nord di Napoli, risponde a Roberto Saviano.

“Caro Roberto, sono passati quasi 20 anni da quando – sconosciuto giornalista – venisti al Parco Verde per scrivere dell’omicidio di un nostro ragazzo di 15 anni. Quel racconto finì nel tuo libro Gomorra – scrive don Patriciello – Da allora – lo sai bene – ti ho invitato tante volte a ritornare. A dare voce alle nostre voci. Non lo hai mai fatto. Non sei mai venuto”.Un invito, che, ricorda il parroco, è stato accolto dalla premier Giorgia Meloni, “un merito che altri, prima di lei, non hanno voluto o potuto prendersi. La verità è limpida come l’acqua di sorgente”.  “No, Roberto, gli ultimi omicidi non dimostrano affatto il completo fallimento del modello Caivano, ma sono il frutto avvelenato e velenoso di decenni di disattenzione verso il dramma della camorra, della terra dei fuochi, delle problematiche giovanili, delle nostre bistrattate periferie. Ti auguro ogni bene. E ti invito ancora una volta a ritornare al ‘Parco Verde'”, sottolinea.

Sull’account ufficiale di Fratelli d’Italia: “Saviano, sciacallo senza alcuna dignità. I ragazzi, che emulano i criminali di Gomorra, sono figli del tuo cinismo. In nome del denaro, hai trasformato dei criminali in eroi. Sei uno dei peggiori scrittori che l’Italia abbia mai conosciuto”. 

Pistole scacciacani, in libera vendita sul web, che vengono modificate e trasformate in armi letali: sarebbero diverse le rivoltelle di questo tipo in circolazione e gli investigatori valuteranno se è anche il caso di quella che ha ucciso oggi Arcangelo Correra, a Napoli.   

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E proprio a Napoli, nel corso della manifestazione che si è tenuta nella mattinata all’indomani dell’ennesima tragedia, a piazza del Gesù, promossa da Libera, il presidente di Asso.gio.ca, Gianfranco Wurzburger, salito sul palco, ha mostrato una pistola scacciacani di quelle in vendita per soli 80 euro sul web e in uso tra i più giovani, che sarebbero capaci di renderle letali apportando le dovute modifiche.

Alla manifestazione anche il sindaco: “Più controlli ma lavoriamo anche su educazione giovani”

All’assemblea pubblica antiviolenza che si è svolta a Napoli, si è unito anche il sindaco della città partenopea, Gaetano Manfredi: “C’è il tema oggi di questi scontri tra bande di giovani – le prime parole al suo arrivo in piazza del Gesù sull’ennesimo episodio di sangue accaduto nella notte in città – che avvengono anche nell’ambito di un ambiente camorristico. Sono giovanissimi coinvolti in attività illegali, ed è molto importante approfondire bene queste dinamiche. Le forze dell’ordine sono già molto attive su questo argomento e questo ci deve spingere ulteriormente a lavorare ovviamente da un lato sul controllo dall’altro sul lavoro, sull’inclusione sociale e sull’educazione visto che questi fenomeni coinvolgono giovanissimi.



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