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a quanto sono, cosa cambia e le previsioni degli esperti Il Tirreno #finsubito prestito immediato


ROMA. Oltre un punto in meno rispetto a un anno fa e ai minimi dal 2022: prosegue – sulla scia, ma anche anticipando le decisioni della Bce – il calo dei tassi dei mutui per l’acquisto della prima casa. Come evidenzia l’ultimo rapporto dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, a ottobre il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è diminuito al 3,28%, rispetto al 3,31% di settembre 2024.

Cosa cambia

A novembre 2023 si era toccato il massimo degli ultimi anni con una media di 4 e mezzo per cento, mentre bisogna tornare indietro a fine 2022 osservare numeri simili. In calo anche il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, al 4,60% rispetto al 4,90% di settembre 2024 e al 5,45% di dicembre 2023. La tendenza al ribasso dei tassi dovrebbe proseguire: nelle prime due settimane di novembre, il tasso Euribor a 3 mesi è stato in media del 3,04%, con una diminuzione di 13 punti base rispetto al 3,17% (la media di ottobre), la diminuzione è di 96 punti base rispetto al valore massimo di ottobre 2023.

L’analisi

«Questo si riflette sui tassi di finanziamento per imprese e famiglie», sottolinea il vicedirettore generale vicario dell’Abi Gianfranco Torriero, illustrando i dati del rapporto. Quanto alle prossime mosse della Bce, l’Abi non fa previsioni, ma in base ai dati dei future un ulteriore taglio dei tassi a dicembre sarebbe «possibile e auspicabile». Mentre l’accesso al credito diventa più favorevole, le banche registrano invece una tendenza opposto rispetto al volume dei prestiti, «in calo – spiega l’Abi – in conseguenza del rallentamento del Pil»: a ottobre 2024, i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 2,0% rispetto a un anno prima; a settembre 2024 i prestiti alle imprese erano diminuiti del 2,4% e quelli alle famiglie dello 0,4%.

La tendenza

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Una tendenza che si accompagna al calo da 20 mesi consecutivi della produzione industriale. Vira invece in positivo, la tendenza riguardo ai crediti deteriorati, l’insieme delle sofferenze, delle probabili inadempienze ed esposizioni scadute e non saldate: a settembre sono diminuiti a 30,9 miliardi di euro, da 31,9 miliardi di giugno (30,5 miliardi). A settembre 2024 i crediti deteriorati netti rappresentano l’1,49% dei crediti totali, a giugno 2024, tale rapporto era l’1,51% (1,41% a dicembre 2023), lontano comunque – evidenzia l’Abi – il 9,8% nel 2015. Aumentano infine i risparmi degli italiani. La raccolta diretta complessiva, ossia i depositi della clientela delle banche e le obbligazioni, a ottobre 2024 è risultata in aumento del 3,2% su base annua proseguendo il trend positivo.



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