Sono bastati pochi colpi di ruspa e lo storico chiosco dei fumetti di Piazza Libertini – dove sono in corso i lavori di riqualificazione dell’intera area intorno al castello Carlo V – è venuto giù. Un pezzo di storia della città e del Salento che ieri mattina se n’è andato via. Perché tutti i leccesi (e non solo), da almeno due generazioni, venivano qui a comprare fumetti e libri. Spesso pezzi vintage, spesso pezzi d’autore, difficilmente reperibili sul mercato. Non c’era internet 60 anni fa e molti ragazzi crescevano e sognavano sfogliando le pagine di Tex o di Topolino.
Il titolare: «Si sono fermati molti personaggi famosi»
«Abbiamo sempre lavorato bene – racconta Sergio Pascali che per oltre 40 anni ha gestito il chiosco -. Certo, anche noi con l’avvento di internet abbiamo sofferto. Ma poi, quasi inaspettatamente, abbiamo vissuto una seconda primavera, grazie soprattutto ai tanti turisti che nel corso degli ultimi anni hanno popolato sempre più la nostra città. Tanti i turisti che si fermavano ma anche i collezionisti. Con gli anni sono andato alla ricerca sempre più del fumetto e del libro vintage, del pezzo d’autore. Una scelta che mi ha ripagato perché qua si trovano davvero pezzi rari. Ricordo benissimo – continua a raccontare l’uomo – che un giorno si fermò anche Renzo Albore che se ne andò via con un sacco di libri. Ma anche Delio Rossi, l’ex allenatore del Lecce, era un mio cliente. E poi tanti ragazzi, tanti giovani per cui la fumetteria era anche l’occasione di incontrarsi, di passare del tempo insieme».
Sergio Pascali, 60 anni, ha visto nel corso del tempo tutte le trasformazioni di piazza Libertini. «Quando ero molto piccolo – continua – ci venivo con mio padre. Me la ricordo ancora negli anni Settanta, quando c’era il mercato con la tettoia liberty. A me sembrava bellissima, la piazza era piena sempre di gente, era viva. Funzionava bene, insomma».
L’attività
L’attività della famiglia Pascali parte in piazza Libertini più di sessanta anni fa. Ad avviarla fu il papà di Sergio, Carmelo Pascali, classe 1925: rientrato dalla Francia iniziò l’attività di vendita dei fumetti con la prassi… in valigia, come veniva definita. Cioè, un bancone di legno fisso in piazza e i libri in valigia che si esponevano giornalmente. All’epoca la vendita avveniva nella piazzetta all’ombra della statua di Libertini. A metà degli anni Sessanta all’uomo fu concesso uno dei quattro chioschi in legno, che erano posizionati a ridosso delle mura del castello, nelle vicinanze dell’ingresso principale. Nel 1978 l’attività si spostò, con nuovo chiosco in legno, vicino l’attuale chiosco in cemento, quello appunto abbattuto nella giornata di ieri.Sergio fin da piccolo si recava con il papà alla fumetteria, soprattutto l’estate dopo la scuola. Nel 1982, terminato il servizio di leva, Sergio comincia a lavorare stabilmente nel suo chiostro. E qui ci è rimasto per 42 anni. L’ultimo spostamento nei primi anni Novanta, nell’attuale chiosco che precedentemente vendeva fiori.
Un’era che si chiude per l’uomo, ma anche per la città di Lecce. Ieri è stata una giornata molto triste per lui. Le stesse maestranze hanno preso a cuore le sorti dell’uomo e lo hanno aiutato a portare via le sue cose. I suoi fumetti preziosi che ora chissà che fine faranno. «Non è stato semplice – conclude l’uomo – chiudere tutto e dire addio a tutto questo. Io mi auguro che in qualche modo la mia attività possa continuare, magari proprio in questa piazza. Sarebbe molto bello».
Lo stesso progettista Alfredo Foresta si sta adoperando con l’amministrazione comunale per verificare se esiste – ad esempio – la possibilità di far riaprire la fumetteria nell’infopoint che dovrebbe sorgere in piazza Libertini. Dovrebbe, appunto. Mai condizionale fu più d’obbligo. Sull’intera piazza pesa un vincolo di inedificabilità degli anni Ottanta, saltato fuori solo l’anno scorso, a progetto approvato e a cantiere pronto a partire. Un nodo che ancora non è stato sciolto e che rende incerto non solo il destino della fumetteria ma dell’intera piazza che, a rispettare le restrizioni, dovrebbe restare del tutto libera per non ostruire la visuale del castello. Quindi niente infopoint, ma anche niente illuminazione pubblica, niente panchine. E con il grosso punto interrogativo sulla carrabilità. Ma questa è un’altra storia che non sarà semplice scrivere.
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