Roma, 23 ottobre 2024 – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il testo della manovra. E da qualche ora la legge di Bilancio, il cui articolato pubblichiamo qui, è approdata in Parlamento. Contiene 144 articoli, che comprendono le misure fiscali, come il taglio del cuneo e il riordino delle detrazioni, le norme sulle pensioni e quelle sulla revisione della spesa, una scure dalla quale si salva la sanità. Oltre che una serie di infiniti capitoli sui vari fronti. Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento, Ciriani, invita a contenere le modifiche, ma i partiti sono già pronti a dare l’assalto a colpi di emendamenti.
A parte i grandi capitoli della manovra, come il taglio di cuneo e detrazioni, un capitolo chiave è quello delle pensioni. Ebbene, il pacchetto comprende la rivalutazione piena delle pensioni, senza la sterilizzazione degli aumenti per i trattamenti più elevati, come è accaduto negli ultimi due anni, con l’incremento delle minime, ma solo di 3 euro.
E incentivi fiscali per restare al lavoro. Sono le due novità principali del pacchetto previdenziale della manovra. Ma, per altri versi, non è da meno la conferma dell’intera batteria di strumenti di flessibilità in uscita, da Quota 103 all’Ape sociale, dal canale cosiddetto “precoci” a Opzione donna. Mentre sul versante della previdenza complementare si aprirà una nuova stagione di silenzio assenso per sostenere l’adesione dei giovani ai fondi pensione. Almeno per il 2025, dunque, rientrano nel cassetto i più ambiziosi progetti di Quota 41 e di altre soluzioni destinate a favorire una maggiore libertà di decisione dei lavoratori.
Sommario
Partiamo da quello che è avvenuto quest’anno. Gli assegni sono stati adeguati all’inflazione in maniera piena solo per quelli fino a 2.270 euro mensili. Per gli importi superiori la rivalutazione è stata proporzionalmente più bassa. Le pensioni minime, però, hanno beneficiato di un super adeguamento straordinario, valido solo per il 2024, che le ha portate a quota 614,77 euro mensili. Per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo nel 2025 ci sarà un incremento del 2,2% e dell’1,3% nel 2026. Quest’anno scadeva l’aumento del 2,7% previsto con la legge di Bilancio per il 2024. Le pensioni arriveranno a 617,9 euro dai 614,77 attuali perché la base di calcolo è quella precedente all’aumento del 2,7% dato l’anno scorso maggiorata con il recupero dell’inflazione pari all’1%.
Per tutti gli altri trattamenti, oltre le minime, a differenza degli ultimi due anni l’adeguamento al costo della vita sarà pieno, come ha assicurato il Ministro Giancarlo Giorgetti. Il che significa che, sostanzialmente, l’incremento sarà pari all1,6 per cento circa per tutte le rendite, secondo i vecchi scaglioni e non sulla base della stretta degli ultimi due anni.
Giorgetti conferma il mantenimento e l’estensione, anche in forma riveduta, del bonus Moroni. “Stiamo perfezionando quelli che sono gli incentivi di carattere fiscale a chi vuole rimanere sul luogo di lavoro – spiega – Questo risponde non semplicemente a un’esigenza di finanza pubblica. Lo dico anche con riferimento a determinate qualifiche che nel mondo pubblico cominciano a diventare assai difficili da rimpiazzare e da colmare, soprattutto quelle di carattere tecnico”.
Il riferimento è al meccanismo anche oggi operativo in base al quale ai lavoratori dipendenti, del settore pubblico o privato, che abbiano raggiunto, o che raggiungano i requisiti di 62 anni di età e 41 anni di contributi, sarà permesso, se restano in servizio, di chiedere al datore di lavoro di trasformare in stipendio la quota di contributi a loro carico: si tratta del 9,19 per cento della retribuzione, che, per giunta, sarà detassato. Un incentivo che potrebbe essere esteso anche a coloro che, appartenenti a determinate categorie del pubblico impiego, decidessero di restare fino a 70 anni, per i quali verrà eliminato l’obbligo del pensionamento d’ufficio s 65 anni.
In questo quadro vengono confermati anche gli strumenti che da anni permettono uscite anticipate per determinate categorie di lavoratori. Ci riferiamo innanzitutto a Quota 103, frutto della somma tra 62 anni di età e 41 di contributi. Ma ci riferiamo anche all’ape sociale, prevista per coloro che svolgono lavori gravosi o si trovano in specifiche condizioni di disagio (caregiver, invalidi, disoccupati). E a Opzione donna, che, sia pure entro margini ristretti, è tuttora operativa e sarà confermata anche nel 2025.
Confermate le detrazioni per le madre lavoratrici con figli. Per accedere al beneficio le lavoratrici “devono essere madri di due o più figli e l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo”. Dal 2027, si legge nel testo depositato alla Camera, se madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del più piccolo.
Arrivano 1,3 miliardi in più per la Sanità. “Il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato – si legge nel testo della legge di Bilancio – è incrementato di 1.302 milioni di euro per l’anno 2025, 5.078 milioni di euro per l’anno 2026, 5.780 milioni di euro per l’anno 2027, 6.663 milioni di euro per l’anno 2028, 7.725 milioni di euro per l’anno 2029 e 8.898 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2030”.
Aumenta di un mese la possibilità di richiedere il congedo parentale pagato all’80% della retribuzione fino al sesto anno di vita del bambino. Rispetto agli attuali due mesi, viene esteso fino a tre mesi. Si rafforza il bonus asili nido: previsto un incremento della spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2025 e l’esclusione del computo dell’Assegno unico per la richiesta del bonus. Inoltre le misure di supporto al pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido vengono estese alle famiglie con un solo figlio. A questo scopo la dotazione è incrementata di 97 milioni di euro per l’anno 2025, 131 milioni di euro per l’anno 2026, 194 milioni di euro per l’anno 2027, 197 milioni di euro per l’anno 2028 e 200 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2029.
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