In Italia come nel resto d’Europa la crisi abitativa è diventato un fenomeno sempre più diffuso e un’emergenza al centro delle politiche dei Governi. La necessità di rendere accessibili case a prezzi contenuti anche alle ampie fasce di popolazione messe più in difficoltà dall’aumento del carovita, è un tema di disuguaglianza social su cui i Paesi Ue si stanno confrontando, intervenendo con misure diverse.
La crisi abitativa in Italia
Il Governo italiano è intervenuto sull’emergenza abitativa con incentivi fiscali e sostegni per l’apertura di mutui, diretti più a spingere il cittadino all’acquisto di un’abitazione che ad aiutare il mercato delle locazioni.
Negli ultimi anni è però cresciuta la questione della sostenibilità degli affitti in città, in particolar modo in metropoli come Milano o Roma, che ha portato lo Stato a introdurre detrazioni rivolte ai proprietari di casa disposti ad affittare i propri immobili a tariffe inferiori, come la riduzione dell’aliquota sui redditi da locazione.
A tutela dei locatari, il nostro Paese presenta una legislazione che garantisce contratti in genere a lungo termine con contratti standard della durata di quattro anni, rinnovabili per altri quattro, che da parte del proprietario possono essere conclusi al termine del primo periodo solo di fronte a motivazioni concrete, come l’utilizzo per uso personale o ristrutturazioni significative, e con un preavviso di sei mesi.
Gli affittuari sono protetti da sfratti arbitrari e in generale l’iter di allontanamento di chi non paga l’affitto è lungo e spesso richiede l’intervento del tribunale. Categorie di inquilini considerate più fragili, come anziani o nuclei familiari a basso reddito, inoltre, sono ancora più tutelate.
Storicamente in Italia sono maggiori gli incentivi rivolti a chi decide di comprare un immobile, come la riduzione dell’imposta di registro e le detrazioni sugli interessi ipotecari sulla prima casa o accessi agevolati ai mutui per giovani e famiglie, a basso reddito o precari, previsto dal “Fondo Garanzia Prima Casa”, oltre ai programmi di edilizia sociale, che forniscono alloggi a prezzi inferiori a quelli di mercato.
Una tendenza dettata anche da fattori culturali, che rendono l’Italia uno dei Paesi con il tasso di proprietà più alti d’Europa, pari al 75%. Nel nostro Paese, infatti, la casa di proprietà è un simbolo di stabilità finanziaria e personale, e in questo senso ereditare un’abitazione dalla famiglia è un elemento centrale, seppur con differenza tra il Sud e le metropoli come Milano, dove l’acquisto rimane comunque proibitivo.
Il resto d’Europa
Diverso il quadro in Francia, dove la percentuale dei proprietarie di casa sta scendendo: secondo i dati dell’agenzia pubblica di statistica francese Insee (Institut national de la statistique et des études économiques), nonostante sei famiglie su dieci posseggano l’abitazione dove vivono, la quota è calata, infatti, dal 57,7% nel 2013 al 57,2% nel 2023.
Per contrastare l’emergenza abitativa, il Governo di Parigi ha ultimamente riproposto il prestito a tasso zero per i giovani che acquistano un immobili, anche se con criteri molto restrittivi e ha introdotto alcuni sussidi come l’“Apl” (Aiuto Personalizzato per l’Alloggio) destinati a coprire una parte dell’affitto.
Rispetto a Italia e Francia, in Austria il tasso di proprietà immobiliare è più basso, con soltanto il 48% dei cittadini proprietari casa, mentre il 43% abita in alloggi in affitto.
Di questa fetta di popolazione, una buona parte vive in abitazioni municipali o cooperative (23,7%), mentre il 19,3% paga affitti privati o commerciali. Un altro 9,1% dichiara di risiedere in soluzioni abitative alternative, come case presso parenti senza canone. Una situazione che ha spinto il Governo austriaco ad introdurre nel 2024 un programma da un miliardo di euro per incentivare la costruzione di nuove abitazioni.
Dal punto di vista abitativo la Grecia vive invece una crisi strutturale che, nonostante la proprietà abitativa sia attualmente intorno al 72,8%, vede il 47,3% delle famiglie in difficoltà sulla coprire i costi dell’affitto o delle rate del mutuo, con una percentuale che sale al 79,1% per le famiglie a basso reddito.
Lo Stato ha introdotto misure per tutelare gli inquilini dall’aumento dei costi, che si sono rivelate però soluzioni relative, dato che la regolamentazione del mercato degli affitti non prevede un tetto sui prezzi.
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