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L’agenzia delle entrate a caccia di furbetti: cambia il domicilio fiscale #finsubito prestito immediato


Modernizzare il sistema tributario, garantire maggiore certezza giuridica e ridurre i contenziosi: questo l’intento dell’agenzia delle entrate che ha definito le nuove regole in tema di residenza fiscale. Una necessità dopo il Decreto Legislativo n. 209 del 27 dicembre 2023 che ha uniformato il sistema fiscale italiano agli standard europei.

Nuove Regole per la Residenza Fiscale

Cambia quindi il concetto di “domicilio”: a differenza della disciplina previgente, non è più mutuato dal codice civile, ma, in linea con la prassi internazionale, viene riconosciuta prevalenza alle relazioni personali e familiari piuttosto che a quelle economiche.

Per cui oltre al domicilio e alla residenza, una persona può essere considerata residente fiscalmente in Italia anche se trascorre nel Paese la maggior parte dell’anno (183 giorni in un anno o 184 giorni in caso di anno bisestile), indipendentemente dall’iscrizione anagrafica. Inoltre, per chi si trasferisce in Paesi a regime fiscale agevolato, l’Italia applicherà una presunzione legale di residenza, con prove contrarie possibili per dimostrare una reale permanenza all’estero.

La tassa sui residenti invisibili

Per effetto dell’introduzione del nuovo criterio della presenza fisica, le persone che lavorano in smart working nello Stato italiano, per la maggior parte del periodo d’imposta, sono considerate fiscalmente residenti in Italia, senza che sia necessaria la configurazione di alcuno degli altri criteri di collegamento previsti dalla normativa (residenza civilistica, domicilio, iscrizione anagrafica). Ovviamente nel caso in cui il lavoratore in smart working abbia radicato la propria residenza fiscale nel territorio dello Stato, dovrà assoggettare a tassazione in Italia tutti i suoi redditi, ovunque prodotti, e non solo quelli derivanti dalla propria attività lavorativa.

Infine, per effetto delle modifiche introdotte, l’iscrizione nell’anagrafe della popolazione residente acquisisce il valore di una presunzione relativa (e non più assoluta) di residenza fiscale in Italia: vale, quindi, salvo prova contraria che può essere fornita dal contribuente. Rimane fermo, infine, il criterio della residenza ai sensi del codice civile così come il principio dell’alternatività dei diversi criteri.

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Leggi la circolare integrale

Novità anche per società ed enti. Secondo le nuove regole, evidenzia la circolare, sono considerati residenti le società e gli enti che per la maggior parte del periodo di imposta hanno nel territorio dello Stato la sede legale o la sede di direzione effettiva o la gestione ordinaria in via principale. Si tratta di tre criteri alternativi, ossia basta che ricorra uno solo di essi per configurare la residenza in Italia, l’importante è che la sussistenza del criterio si protragga per la maggior parte del periodo d’imposta. Rispetto alle precedenti regole, in sostanza, il presupposto della sede dell’amministrazione viene declinato nei concetti della sede di direzione effettiva e della gestione ordinaria in via principale e viene eliminato “l’oggetto principale” come criterio per stabilire la residenza. Le nuove regole sono in vigore dal 1° gennaio 2024 per le società e gli enti aventi l’esercizio coincidente con l’anno solare, per quelli per cui l’esercizio non coincide con l’anno solare la nuova determinazione della residenza è efficace dal periodo successivo a quello in corso al 29 dicembre 2023.

Fonte Today.it



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