La prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la Cop29, si prepara ad aprire i battenti a Baku, capitale dell’Azerbaigian, in un momento cruciale per l’azione climatica globale. Dal 11 al 22 novembre 2024, i rappresentanti di quasi 200 Paesi si riuniranno per affrontare le sfide più urgenti legate al cambiamento climatico, in un contesto geopolitico sempre più complesso e frammentato.
La “Cop finanziaria”
Per la prima volta in 15 anni, la comunità internazionale si trova davanti alla necessità di stabilire un nuovo obiettivo finanziario globale per il clima. Questo momento storico ha fatto guadagnare alla Cop29 l’appellativo di “Cop finanziaria”.
Il nuovo obiettivo, tecnicamente noto come New Collective Quantified Goal (NCQG), dovrà sostituire quello fissato nel 2009, quando i Paesi sviluppati si impegnarono a mobilitare 100 miliardi di dollari annui entro il 2020 per sostenere i Paesi in via di sviluppo. Tale traguardo, raggiunto solo nel 2022, si è dimostrato insufficiente di fronte all’intensificarsi della crisi climatica, che richiede oggi investimenti stimati tra i 500 e i 1000 miliardi di dollari annui.
Cosa ci ha lasciato la Cop28
La conferenza di Baku si inserisce nel solco tracciato dalla Cop28 di Dubai, dove si raggiunsero risultati significativi, tra cui il primo riferimento esplicito ai combustibili fossili in un testo finale e l’impegno per il loro progressivo abbandono. La Cop28 ha anche visto il lancio ufficiale di un fondo per le perdite e i danni destinato alle vittime del clima, i cui dettagli operativi dovranno essere definiti proprio durante la Cop29.
Il ruolo dell’Unione Europea e i finanziamenti climatici
L’UE si presenta alla conferenza con una posizione chiara sui finanziamenti climatici. I ministri del blocco europeo si sono impegnati a mantenere la mobilitazione collettiva di 100 miliardi di dollari annui fino al 2025, puntando a stabilire un obiettivo più ambizioso per gli anni successivi. Un punto cruciale riguarda la trasformazione dei prestiti in sovvenzioni, necessaria per spezzare il ciclo del debito dei Paesi più vulnerabili e facilitare lo sviluppo sostenibile.
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Le contraddizioni dell’Azerbaigian
La scelta dell’Azerbaigian come paese ospitante non è priva di controversie. Noto per essere un importante produttore di petrolio e gas, il paese si trova al centro di un paradosso: ospitare una conferenza sul clima mentre persegue politiche di espansione delle attività estrattive. Questa linea d’azione divergente solleva interrogativi sulla credibilità del processo negoziale e sulla reale volontà di abbandonare i combustibili fossili.
Chi parteciperà
Il vertice di Baku si preannuncia più snello rispetto all’edizione precedente, che aveva registrato oltre 65.000 partecipanti. Numerosi dirigenti del settore finanziario hanno già annunciato la loro assenza, considerando questa edizione una “Cop tecnica”. Tuttavia, figure chiave come la prima ministra barbadiana Mia Mottley, sostenitrice di un’azione climatica più equa, porteranno avanti proposte di riforma finanziaria nell’ambito dell’Iniziativa di Bridgetown. La presenza delle organizzazioni della società civile e degli attivisti climatici sarà fondamentale, nonostante le preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani nel paese ospitante.
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