A lanciare la proposta è Assindatcolf, nel Rapporto 2024 «Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico»
Se alle famiglie italiane venisse data la possibilità di fruire di un credito d’imposta al 50% da applicare alla spesa sostenuta per colf, badanti e baby sitter, il tasso di irregolarità nel settore potrebbe passare dal 54% attuale, al 21%, con l’emersione di circa 460 mila lavoratori in nero. Lavoro sommerso che oggi pesa sulle casse dello Stato per circa 2,4 miliardi di euro l’anno, tra mancato gettito contributivo (1,5 miliardi) ed evasione Irpef (904 milioni). Con l’introduzione del credito di imposta al 50% questa cifra potrebbe scendere a 959 milioni. Il che vorrebbe dire recuperare 1,4 miliardi di sommerso. A lanciare la proposta è Assindatcolf, nel Rapporto 2024 «Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico».
Un risparmio di quasi 10 mila euro
Per una badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno ed in regime di convivenza una famiglia spende in media 16.300 euro l’anno (tra retribuzione, ferie, tredicesima e Tfr), calcola Assindatcolf, a cui si aggiungono 2.550 euro di contributi. Applicando un eventuale credito di imposta al 50% si avrebbe uno «sconto» di ben 9.425 euro, sul totale di 18.850 euro.
I vantaggi per lo Stato
Secondo la proposta di Assindatcolf, la misura dovrebbe essere accompagnata dall’eliminazione dell’attuale deduzione contributiva per lavoro domestico pari ad un massimo di 1.549,37 euro l’anno e dal raddoppio degli oneri contributivi. Il costo per lo Stato stimato sarebbe di 7,8 miliardi ma considerati i benefici diretti che deriverebbero dall’emersione di una quota significativa di occupati irregolari e da nuova domanda di mercato, il costo scenderebbe a 3,3 miliardi, spiega l’associazione dei datori di lavoro. Aggiungendo gli effetti che deriverebbero dai maggiori consumi e dal gettito contributivo e fiscale derivante dalla potenziale nuova occupazione dei caregiver familiari, il costo netto della misura scenderebbe a 2,6 miliardi.
Zini: «Bisogna ripensare il sistema fiscale»
«La storica battaglia di Assindatcolf – spiega il presidente Andrea Zini – è sempre stata quella di far ottenere alle famiglie la deduzione dell’intero costo sostenuto per il personale domestico. Tuttavia, nel corso di questi ultimi anni la situazione economica del Paese è andata peggiorando e questo ha reso sempre più inaccessibile il ricorso all’assistenza in casa, soprattutto per la non autosufficienza. Questo rende necessario un ripensamento del sistema fiscale, per risolvere non solo il problema dei costi ma anche quello del lavoro sommerso. Risultati che potrebbero essere raggiunti con l’introduzione del credito di imposta, uno strumento in grado di raggiungere una platea più ampia della deducibilità ed in modo più equo».
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